Si è conclusa ufficialmente ieri, con l’ultimo appello al voto, la campagna elettorale per l’elezione del rettore della Sapienza. Sei candidati in corsa il 23 settembre, a contendersi la pesante eredità del rettore uscente Luigi Frati e la gestione fino al 2010 di uno degli atenei più grandi d’Europa, con 110 mila studenti, 4 mila docenti e un bilancio di circa 4 miliardi di euro.
Il clima nell’Aula Magna del Rettorato era di una calma quasi surreale, con una platea silenziosa disturbata solo dalla richiesta delle rappresentanze sindacali di leggere un comunicato stampa sulla drammatica situazione del Policlinico Umberto I. Ai piedi del palco, uno schermo con un timer che segnava 10 minuti: il tempo concesso ai sei aspiranti “magnifici” per riassumere i loro programmi e chiedere il voto ad un pubblico di docenti, ricercatori e qualche studente. Solo questo: da regolamento l’incontro conclusivo non prevedeva nè un confronto nè domande.
I CANDIDATI – Il primo a prendere la parola, rigorosamente in ordine di estrazione, è stato Giancarlo Ruocco, professore ordinario di Struttura della Materia, del dipartimento di Fisica, e prorettore per le politiche della ricerca. Lo ripete più volte, il suo obiettivo è “rifondare la Sapienza, dandole una progettualità a lungo termine” e restituendo all’ateneo quell’orgoglio che è stato messo a dura prova “dalle difficili condizioni esterne ma anche e soprattutto interne, che sono state oggettivamente molto pesanti”. Il riferimento, velato ma senza possibilità di equivoco, è alla precedente gestione Frati. Ruocco conclude parlando del ballottaggio – probabilissimo visto il numero di candidati: “Gli accordi li farò con le coscienze di tutti gli elettori, non con gli altri candidati”.
Roberto Nicolai, preside della facoltà di Lettere e Filosofia, ha parlato invece della necessità di un “cambio di rotta nella gestione, i fondi vengono mal distribuiti e e l’ateneo ha perso negli anni più di 30mila iscritti” ed ha elencato gli interventi necessari: puntare ad attirare studenti stranieri, partecipare in modo più sistematico ai bandi europei, promuovere interventi edilizi, che rimettano in sesto il disastrato patrimonio dell’Università. Anche lui prende senza giri di parole le distanze dal rettorato precedente: “Non ho mai partecipato a riunioni di un fantomatico organo di Governance dell’Ateneo, come mi è stato attribuito da qualcuno. Oggi lavoro per fare uscire la Sapienza dalle acque basse in cui si è incagliata”.
La più estrosa nella presentazione è anche l’unica candidata donna – la sola ad aver osato tanto in 700 anni di storia del rettorato – Tiziana Catarci, ordinario di Ingegneria Informatica e prorettore per le infrastrutture e tecnologia durante il rettorato Frati. Power point in cui scorrono i nomi degli illustri studenti dell’ateneo e un’affermazione netta: “Voglio rendere la Sapienza ancora migliore di come era nel suo passato glorioso, e lo farò con azioni concrete, che si rifanno al principio che guida un ateneo pubblico, ma senza trascurare il fatto che i fondi sono pochi e i numeri enormi, e che quindi serve imparare a calamitare risorse esterne”.
Andrea Lenzi, ordinario di Endocrinologia e Presidente del Consiglio universitario nazionale, ha invece stigmatizzato la precedente gestione dell’Ateneo. “Non voglio più che questa sia‘l’università di’, contraddistinta con il nome del suo rettore. Servono più democrazia interna e un deciso cambio di stile e di metodi”. Ricorda la discesa libera dell’ateneo nei ranking internazionali e anche la perdita di 10 milioni di euro di premio nel prossimo fondo di finanziamento ordinario. E conclude con un’affermazione che non lascia spazio ad equivoci: “Se qualcosa del governo precedente non vi è piaciuta, sapete chi votare. E anche chi no”.
“La nostra grandezza non sta nei numeri, ma nella capacità di offrire il meglio agli studenti che rimangono”, ha detto invece Renato Masiani, preside della facoltà di Architettura e unico a parlare a braccio. “Nonostante tutto, la nostra ricerca e la nostra attività formativa continua ad essere di altissimo livello, migliore di come non appaia all’estero”. Al primo posto del suo programma: il diritto allo studio. E una conclusione chiara: “Non avremo più monarchi in Sapienza”.
L’ultimo a parlare è stato Eugenio Gaudio, preside della facoltà di Medicina e considerato il candidato più vicino a Frati. Invece di lanciare un appello al voto, ha riproposto il suo programma senza fare alcun riferimento alla precedente gestione. Proiezione europea, più ricerca e attenzione alla didattica, ma anche semplificazione delle procedure amministrative: “uso il noi per esprimermi, perchè il mio è un progetto che ho condiviso con tanti colleghi docenti e ricercatori, una squadra aperta al servizio dell’ateneo”.
SI SUSSURRA IN ATENEO – Nonostante il fair play ostentato durante l’incontro ufficiale, qualche scintilla tra i candidati è volata la settimana scorsa. Il 12 settembre il Coordinamento Nazionale Ricercatori Universitari aveva organizzato un dibattito aperto, durante il quale i candidati dovevano non solo rispondere alle domande del pubblico e del web, ma anche farsi domande tra loro. Non tutti, però, sono stati al gioco. “Tre di loro (Nicolai, Gaudio e Catarci) non hanno accettato di fare domande ai loro colleghi – ha raccontato il coordinatore Marco Merafina – lo scopo era quello di evitare il noioso gioco delle parti, in cui i candidati si voltano dall’altra parte invece di confrontarsi con l’operato degli avversari”.