Inghiottito nella voragine degli enti romani rimasti a secco di fondi. Ora il MACRO, museo d’arte contemporanea inaugurato in pompa magna dalla Giunta Alemanno nel 2010, rischia di diventare un enorme e costosissimo guscio vuoto.
Riaperto a dicembre 2010 dopo il restyling affidato all’achistar francese Odile Decq, rimettere a nuovo lo stabile che ospita il Museo è costato circa 27 milioni di euro. Oggi la direzione è unica, ma le sedi sono due: quella principale in via Nizza, nell’ex stabilimento industriale Peroni del quartiere Nomentano, l’altra nel complesso dell’ex Mattatoio di Testaccio.