Le strade di Roma raccontano storie: alcune si leggono nelle guide turistiche, altre invece rimangono sullo sfondo dello sfarzo dei palazzi, e bisogna andare a cercarle tra le chiacchiere della gente o nei cartelli informativi sbiaditi ai piedi dei monumenti.
Una di queste storie racconta che le statue della Città Eterna parlano. Non tutte, però, solo sei. Compongono la cosiddetta “congrega degli arguti” e se ne stanno nascoste tra le vie del centro, immerse nel viavai di turisti, shopping e passeggio, e le trova solo chi sa dove cercarle.
La tradizione affonda nella Roma papalina del Cinquecento, quando il popolo romano iniziò a manifestare il proprio malcontento con ironia feroce, appendendo nottetempo ai piedi di queste statue delle satire anonime, che raccontavano i vizi e le malefatte dei ricchi e dei potenti della città.
La più famosa è quella di Pasquino, un torso in pietra che fa angolo nella piazza che porta il suo nome a due passi da Piazza Navona. Reso celebre dal film “Nell’anno del Signore” di Luigi Magni, a dargli voce è stato– tra gli altri – anche il celebre poeta romano Giuseppe Gioacchino Belli.
Ad oggi è la statua più “loquace”, ed è ancora voce delle proteste dei romani contro il governo, l’amministrazione comunale ed anche la propria squadra del cuore.
Nei secoliperò hanno preso la parola anche il Babuino, un sileno giacente che orna la vasca di una fontana di via del Babuino, così brutto da essere paragonato ad una scimmia.
Poi il Facchino, mezzobusto di un portatore d’acqua che la leggenda vuole fosse opera di Michelangelo. Costruito per la congrega degli Acquaioli, ora si trovasulla facciata laterale del palazzo del Banco di Roma, in via del Corso.
L’unica donna della congrega è Madama Lucrezia, tronco di un colossale busto di divinità, forse della dea Iside. Il nomignolo di Lucrezia lo deve alla sua proprietaria del Cinquecento, l’amante del re di Napoli. Si trova, oggi come allora, in piazza san Marco, sul lato di palazzo Venezia e nei secoli il suo bersaglio preferito erano i papi, contro cui silanciava in violente polemiche.