Da sud-est, a nord-ovest. Da Centocelle al Vaticano, passando per il Pigneto e i Parioli. Il Tram 19 è l’arteria di ferro che taglia in due il cuore di Roma. E il saliscendi giornaliero fa incrociare venditori ambulanti, studenti, professionisti e preti.

Un’ora e venti di percorrenza per 14,3 chilometri, cinquanta fermate da Piazzale dei Gerani a Piazza Indipendenza. Per i pendolari capitolini il 19 è quasi un miraggio: le leggende metropolitane vogliono che non passi mai e che spesso si rompa lungo il tragitto. Quando succede, tutti giù, a correre alla fermata successiva, nella speranza di intercettare una delle altre sei linee di tram che sferragliano per Roma, ognuna delle quali condivide almeno una parte del suo percorso con il chilometrico estendersi del 19.

Un tour sul 19 significa attraversare la Roma sacra e la Roma profana, guardare scorrere dal finestrino i palazzoni Ater sulla Prenestina, gli edifici bassi degli ex laboratori artigiani di San Lorenzo, fino ai palazzi della borghesia del Quartiere Trieste e alle sedi dei ministeri e del Tribunale a Prati. Il tragitto tramviario è il più lungo della Capitale e si ferma a Piazza Risorgimento, poco distante dalla Cupola di San Pietro.

Le rotaie attraversano il cuore meno turistico di una Roma lontana dalle bancarelle di Piazza Navona e del Colosseo, lungo le arterie piene di lavoratori e studenti.

La pigra corsa del 19 inizia alle cinque e mezzo del mattino. A piazzale dei Gerani salgono i lavoratori stranieri e gli operai. Senegalesi e bengalesi, con sacchi azzurri pieni della merce da vendere durante la giornata, a Porta Maggiore o nelle vie intorno al Vaticano.

CENTOCELLE – Il tram percorre le strade parallele di Centocelle, il quartiere operaio della periferia est. All’inizio del Novecento ospitava soprattutto personale militare, dipendente del vicino aeroporto militare oggi in disuso. Sorto per volere dell’imperatore Costantino, era una cittadella militare, che ospitava cento tra i migliori cavalieri della guardia imperiale. Negli anni Settanta l’urbanizzazione selvaggia ne cambiò i connotati, portando nel quartiere gli emigranti a Roma in cerca di lavoro.
È stato a lungo considerato uno dei quartieri pericolosi della città, con spaccio e malavita. Oggi, invece, è tornato alla sua iniziale vocazione paesana e tra le sue vie ad angolo retto si incontrano soprattutto anziani, famiglie e studenti.

Il tram si incunea tra le vie coi toponimi di piante e fiori del quartiere, per poi sbucare sulla Prenestina. Quattro chilometri in linea retta, sui binari della corsia centrale riservata ai tram. Alle fermate salgono soprattutto studenti e lavoratori, diretti verso il centro o verso la Sapienza. Ai lati si costeggia la grande area verde di Villa Gordiani, un parco archeologico escluso dai tour turistici, che ospita la villa patrizia del III secolo.
Poco più avanti, la ex fabbrica Snia Viscosa, i cui edifici abbandonati occhieggiano oltre il muro di cinta e che oggi è in parte occupata da un centro sociale.
Velocemente scorrono i palazzoni popolari Ater, il ponte sul vallo ferroviario e gli archi dell’Aquedotto Felice.
Il tram 19 comincia ad affollarsi, i finestrini laterali vengono aperti per arieggiare le carrozze e qualcuno si alza per far sedere l’anziana appena salita.

PIGNETO-PRENESTINO – Il quartiere si sviluppa nel triangolo tra via Prenestina e via Casilina e le sue vie sono intitolate ai condottieri e ai geografi. Come Centocelle è uno storico quartiere popolare, con palazzi Ater costruiti per ospitare i ferrovieri e villini bassi dei piccoli artigiani. Il cuore lavorativo del Pigneto era la fabbrica Snia Viscosa, dismessa nel 1952 ed oggi oggetto di un lungo braccio di ferro per trasformarla in parco pubblico. Roccaforte dell’antifascismo romano, ha subito numerosi bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Considerato il quartiere bohemien della Capitale e molto amato da Pier Paolo Pasolini, è conosciuto per la sua vita notturna, con moltissimi giovani che affollano l’isola pedonale. Oggi il Pigneto è diventato anche uno dei maggiori centri di spaccio di droghe della città, con i residenti che denunciano ciclicamente una situazione di illegalità che sembra diventata inarginabile.

Dopo le infinite fermate sulla Prenestina, si sbuca su una delle piazze più spettacolari di Roma: Porta Maggiore. È una delle porte delle Mura Aureliane, il punto in cui convergevano otto degli undici aquedotti, che portavano l’acqua alla città. Oggi è invece il centro della linea tramviaria della Capitale: sotto i suoi archi si incrociano tutte le linee e sulle sue panchine i pendolari aspettano le coincidenze. Intorno, i resti di quella che era la porta maggiore della Roma imperiale troneggiano sul viavai del traffico su strada e su rotaia.

Lasciata Porta Maggiore, il tram lambisce l’ultimo dei quartieri popolari del suo lungo viaggio. Corre sotto il viadotto della tangenziale est, che da anni dovrebbe essere chiusa nel tratto in cui passa all’altezza delle finestre dei palazzi.
Tra i suoi piloni ci sono le fermate del 19, che in questo tratto accelera fino a raggiungere l’altro snodo principale della viabilità romana: piazzale del Verano.

SAN LORENZO – Quartiere universitario per eccellenza, per la sua vicinanza con la cittadella universitaria della Sapienza. Era nato come quartiere artigiano, descritto da Sibilla Aleramo come uno dei più degradati della città e colpito più volte dai bombardamenti americani.
Dagli anni Sessanta San Lorenzo è il cuore rosso della Capitale, roccaforte di centri sociali e sede di molti gruppi della sinistra extra parlamentare: Lotta Continua in via dei Piceni, Movimento Studentesco in via dei Marrucini e Potere Operaio in via dei Volsci.
Oggi le famiglie hanno lasciato gli appartamenti agli studenti: piccoli e facilmente affittabili, ben collegati al centro. Come al Pigneto, anche a San Lorenzo i residenti stanno dando battaglia alla movida sregolata, che riempie la piazza centrale e le viuzze ogni fine settimana.

Dal Verano inizia l’altra lunga arteria percorsa dal 19: i tre chilometri di viale Regina Margherita portano da San Lorenzo fino ai Parioli. Dal tram sono scesi ormai tutti gli stranieri, mentre a bordo si accalcano ancora gli studenti, che si riversano sul marciapiede di fronte all’ingresso laterale della cittadella universitaria. Quattro fermate – fino al Policlinico Umberto I – monopolizzate da studenti e anziani con le buste degli esami clinici in mano.

Scendono gli studenti, salgono i professionisti in giacca e cravatta. La fermata sulla via Nomentana raccoglie dipendenti della vicina sede dell’Enel e degli uffici che si affacciano su via Regina Margherita fino a Piazza Ungheria.
Il 19 tocca quartiere Trieste, con i suoi eleganti palazzi residenziali dai colori pastello e gli studi professionali di avvocati, notai e commercialisti. Dalla sosta a via Tagliamento, si intravedono le guglie del quartiere Coppedè, con i suoi edifici in stile liberty.

QUARTIERE TRIESTE E PARIOLI – La Nomentana taglia in due le anime di Roma, quella popolare e quella borghese. Se San Lorenzo era la roccaforte rossa, nel quartiere Trieste si sono raccolti i gruppi di estrema destra degli Anni di Piombo. Tra i suoi palazzi dai portoni decorati si è consumato tutto il dramma del terrorismo: il magistrato Vittorio Occorsio venne assassinato qui, nel 1976. Nella vicina Piazza Vescovio, persero la vita due giovani militanti del Fronte della Gioventù. Oggi è un quartiere residenziale, sospeso tra il lusso dei Parioli e il verde di villa Ada.

L’ultima fermata dei professionisti è quella di Piazza Ungheria, da cui si snoda viale Parioli. Lì il 19 fa una curva a gomito, puntando verso villa Borghese. Qui si raccolgono i pochi turisti che optano per un itinerario alternativo tra le meraviglie della Capitale.
Alcuni scendono all’ingresso del Bioparco con i passeggini e i bambini per mano, altri arrivano fino al viale delle Belle Arti, fino alla Galleria di Arte Moderna o al Museo Etrusco di Villa Giulia.
Scendono qui anche gli ultimi studenti, quelli di architettura. Si riconoscono facilmente, spesso sono saliti a San Lorenzo e sono sul tram già da una quarantina di minuti, hanno trovato posto nei sedili in fondo al tram e scendono portando grandi teche dei disegni.

Il tram si è quasi svuotato, e anche il traffico è diminuito. I binari portano nelle strade strette e a traffico limitato del quartiere Flaminio, a due passi dal fiume Tevere. Ora tutti seduti, a bordo ci sono solo avvocati e praticanti diretti al Tribunale civile. Si riconoscono perchè parlano al cellulare, con fascicoli color carta da zucchero sotto braccio.

Il 19 sferraglia lento su Ponte Matteotti, che collega il quartiere Flaminio con Prati. In quel tratto del Lungotevere, venne rapito dalle squadracce fasciste il politico socialista. Un altro lungo viale alberato, questa volta viale delle Milizie, accompagna la corsa del tram, che supera con la sua corsia riservata il traffico nervoso del quartiere.

PRATI – Elegante e decadente, è uno dei rioni più antichi di Roma. Oggi è il cuore giudiziario della Capitale, con la enorme sede del Tribunale Civile e il palazzaccio neobarocco della Cassazione. Le sue vie ad angolo retto sono un labirinto in cui è facile perdersi, rimanendo imbrigliate nella viabilità fatta di sensi unici. Sulle strade si affacciano palazzi d’epoca in stile liberty e immense caserme. E il quartiere si spopola non appena chiudono gli uffici.

Nel frattempo, il tram si è riempito di turisti diretti al Vaticano, ma anche di suore e sacerdoti. Mancano poche fermate al capolinea, e dai finestrini iniziano ad apparire le luci delle vetrine dei negozi di via Ottaviano, una traversa di Cola di Rienzo, la strada dello shopping Oltretevere che fa da contraltare a via del Corso.
Piazza Risorgimento si apre davanti senza nemmeno accorgersene e il 19 blocca il flusso delle auto che vorrebbero immettersi su viale Vaticano, che lambisce le mura intorno alla città del Papa.

Si intravede, oltre i profili dei palazzi, la cupola di San Pietro. Ora il tram si è svuotato: aperte le porte, sono scesi i religiosi e i turisti. Per un attimo solo, però, perchè la corsa riparte subito. Direzione: piazzale dei Gerani.

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